I - SERA DEL VENERDÌ SANTO I.1 - Nocera Terinese

I - SERA DEL VENERDÌ SANTO
I.1 - Nocera Terinese

- Volendo rispettare la scaletta oraria che avevo predisposto parto da casa alle ore 14. Superstrada Jonio-Tirreno, poi Autostrada e uscita al casello di Nocera Terinese, sono alla marina, vado in albergo, sbrigo le formalità e riposo qualche minuto. Durante il viaggio ho scartabellato le fasi della mia vita, in una ponderata congèrie di sentimenti e pensieri, sicurezza nelle mie capacità relazionali e nel contempo molta ansia, mi sforzo di unificare il tutto in un concetto esaustivo, sono in grado di calarmi in una realtà ancora non conosciuta, lasciarmi pervadere da quello che si disvelerà ed eseguire al meglio il compito che ho programmato. Questa parvenza di sicurezza mi rilassa e inizio a preparare le attrezzature per le riprese video-fotografiche.
- La parte antica di questa cittadina calabrese insiste su di una collina e dista qualche chilometro dalla marina tirrenica, strada stretta e piena di curve. Scopro panorami agricoli mediterranei, piccole case di campagna, sul lato destro una fontana, costeggio un fiume e giungo alla periferia del paese, qualche auto parcheggiata malamente sul lato destro. Una sbarra impedisce l’entrata, parcheggio, controllo l’orologio, ore 17. Un Calvario (con cinque croci dipinte) segna l’inizio di un corso molto lungo, non proprio lineare e non ne vedo il termine. Antiche case popolari, architetture frammiste, poche persone, a sinistra una croce in ferro battuto, in terra dei Sepolcri (germogli di grano da portare davanti o entro luoghi sacri, chiese, cimiteri, etc.). Percorro il corso osservandone tutto attentamente, il corso termina e bisogna svoltare a destra. Pochi metri, una piazza triangolare, due chiese quasi affiancate, un bar, una fontanella pubblica accanto ad un piccolo cannone, una “stradella” che a sinistra si allunga in discesa, a destra una farmacia e l’inizio di un corso che svolta a sinistra.
- Le due chiese hanno i portali chiusi, poche persone, qualche fotografo, chiedo notizie sul luogo e sull’ora di partenza della Processione del Venerdì Santo, mi indicano la chiesa dell’Annunziata, anch’essa chiusa, allora decido di addentrarmi nelle stradine che si affacciano sul corso principale. Occupo il tempo fotografando scorci, portali di palazzi, angoli e piccoli slarghi. Il paese ha una struttura irregolare, la parte antica e quella moderna si sono mescolate presentando un disordine che però ha molte caratteristiche creative, gli spazi costruttivi sono stati adattati agli spazi pubblici e viceversa, in una relazione non sempre equilibrata ma con un risultato estetico che non è sgradevole, è rassicurante, modalità sociale di intima convivenza.
- Torno nelle vicinanze della chiesa dell’Annunziata. Sono ancora in parecchio anticipo, ho del tempo, scopro una trattoria, uno scantinato con tre gradini ripidi, ordino una cena essenziale, lentamente uomini e ragazzi entrano e si sistemano nei quattro tavoli che (oltre al mio) sono l’arredo semplice del locale. Chiacchierano e consumano. Ascolto, il dialetto nocerese non mi appartiene e quindi capisco poco e niente. Ma mi capita che tra una parola e l’altra una persona dica in italiano che il mattino dopo andrà a battersi, in un istante comprendo che devo contattarla, proprio allora, per capire se posso riprendere l’intera esecuzione della sua autoflagellazione il giorno dopo. La persona sembra cortese e dallo sguardo trasparente, mi squadra, gradisce la mia proposta dandomi appuntamento l’indomani sulla piazza delle due chiese, poi, vista l’ora, mi invita ad affrettarmi, la Processione sta per iniziare, usciamo tutti.