III.1 - OSSERVAZIONI III.1.1 - In generale

III.1 -  OSSERVAZIONI
III.1.1 - In generale
- Di Nocera Terinese e dei Riti della Settimana Santa se ne sono occupati nel tempo studiosi di varia estrazione (con disamine corpose e specifiche) e pertanto non posso far altro che elencare una serie di brevi osservazioni incatenate a quello che ho visto,  filmato e fotografato, senza escursioni in territori culturali che non mi appartengono.
- Considero anche che le mie osservazioni per essere espresse in forma narrativa si serviranno sia delle esperienze etnodemologiche “attraversate” negli ultimi vent’anni (nei più di trecento luoghi italiani dove ho acquisito materiali video-fotografici), sia di una “consulenza artistica” derivante dai miei pregressi lavorativi e quindi risulteranno, per forza di cose, di parte (la mia).
- Le osservazioni che seguono utilizzano la formula schematica suindicata che, però, non riguarda i testi del Venerdì e del Sabato Santo, questi sono stati redatti quasi  in forma di sceneggiatura a posteriori in allegazione a dei fotogrammi, un racconto sintetico con pochissimi commenti dal vivo.
- Infine, le osservazioni che seguiranno sono staccate le une dalle altre, sono quasi sequenze video che non sono state ancora sottoposte ad un montaggio e quindi  possono sembrare (o forse lo sono) aggregazioni narrative episodiche.  
III.1.2 - Metodologia di ripresa
- Sin dall’uso esclusivo di fotocamere analogiche (anni ‘60) ho posto particolare attenzione all’etica della fotografia, poi all’etica della ripresa video (anni ‘80).
- Una deontologia che è diventata una pratica costante per essere il più “invisibile” possibile, visto che anche i semplici suoni degli strumenti adoperati (per non citare i movimenti e gli spostamenti in corso d’opera) possono far alterare soggetti e scena, consapevole però che anche la sola mia presenza (pur con evidenza “invisibile”) è già in realta un elemento di disturbo.
- Parecchi anni fa ho ripreso in una piccola grotta una cerimonia ortodossa, eravamo in sei persone, il monaco che celebrava, un suo aiutante, tre fedeli slave ed io. Per tutta la durata del rito sono stato fermo, la videocamera digitale era silenziosa, l’avevo nelle mani all’altezza del petto e, volgendo gli occhi in basso, inquadravo con il display i momenti della cerimonia che prevedevano spostamenti del monaco, accensione di candele, taglio del pane, etc. e mi è sembrato di essere paralizzato. Alla fine, nonostante avessi chiesto al monaco stesso preventivamente l’autorizzazione a riprendere, il religioso nel salutarmi mi ha fatto un gesto accennato di diniego, forse di fastidio, quasi a significare il suo desiderio di non vedermi più.
- Il miglior modo, a mio parere, di effettuare riprese è quello di “non fare delle riprese” secondo le regole usuali, la videocamera deve rimanere sempre accesa, uno strumento vigile che l’operatore utilizzerà nel modo più discreto possibile, senza incrociare o sguardo del soggetto ripreso e inquadrando “distrattamente” quello che interessa. Lo sguardo dell’operatore e lo sguardo del soggetto ripreso non devono incontrarsi e “agganciarsi”, se questo accade l’operatore ha molti modi per “sganciarsi”, tutti  (e non li cito) sono validi per riuscire a continuare una ripresa “neutra” e “funzionale”, non contrastando mai la volontà del soggetto di restare agganciato ma ignorandola.