III.2.2 - Riflessioni mandaliche

III.2.2 - Riflessioni mandaliche
In ogni caso è stato importante “osservare” anche solo chi riprendeva i vattienti, un occasionale esempio di màndala. Il primo, che dettaglio in modo sequenziale, è un màndala involontario che a Nocera ho ripreso più volte con variabili minime.
a. - Io filmo un fotografo che a sua volta riprende un vattente, il risultato è una triangolazione trasformata (per traslato) in uno spazio circolare mandalico, senza naturalmente un punto fermo centrale, noi tre siamo ai bordi di questo cerchio.
b. - Il vattente, però, si è creato uno suo spazio circolare (che insiste per buona parte nello spazio circolare suindicato) e, nel punto centrale del suo cerchio mandalico (posto in un punto della circonferenza comune ai tre) esegue il suo rito.
c. - Può accadere che il vattente, mentre viene ripreso in modo invasivo dal fotografo, e questa variabile dipende dalla professionalità di chi fotografa, si comporta a volte in modo non ortodosso, non rispetta in pieno il suo rituale, si distrae e così facendo abbandona la centralità del suo cerchio mandalico (cioè lo spazio circolare “fisico e sacro” che lui ha creato per eseguire il suo rito e che gli dovrebbe permettere di non essere disturbato) e occupa metaforicamente una parte della circonferenza “neutra” che sin dall’inizio era (come dire) una terra di nessuno.
d. - Il risultato è questo: io (avvantaggiato dalla specificità della videocamera che mi consente di avere nella visuale gli altri due attori della scena) riprendo un fotografo che fotografa in modo invasivo un vattente che, disturbato dal fotografo stesso, esegue “male” il suo rito, in uno spazio mandalico che non è più il suo e che si trasforma in uno spazio “ibrido”.
e. - Il fotografo ha nel mirino solo il vattente e fa fotografie pessime o straordinarie, questo dipende dal suo punto di vista.
f. - Il vattente ha nella visuale chi lo riprende e chi lo fotografa e cede (in modo consapevole o inconsapevole) a delle lusinghe trasgressive e devianti (modificare la qualità della flagellazione, mettersi in posa e altre variabili).
g. - E questa scena tripolare può essere l’occasione per creare anche un màndala ancora più grande che è costituito da osservatori interessati alla scena stessa ma che non si sa se sono in grado di mettere a fuoco queste quattro interrelazioni, tra loro stessi, chi fa riprese video, il fotografo e il vattente.
h. - E, infine, la presenza di molti vattienti (che si flagellano contemporaneamente) genera una serie di spazi mandalici personali e di gruppo, che interagiscono tra di loro e veramente complicano a dismisura la percezione in tempo reale dei singoli momenti.   
- Posso considerare il territorio di Nocera Terinese uno spazio esteso che contiene a sua volta (sempre per traslato) una superficie quadrata costituita dal nucleo principale abitativo, un paese che diventa metaforicamente un quadrato, una figura geometrica precisa, stabile e non confondibile (ad esempio) con un cerchio.
- All’interno di questo quadrato si svolge la Processione del Sabato Santo che quindi diventa un cerchio, Processione che tocca tutti i luoghi più rilevanti (chiese, calvari, il Convento dei Cappuccini, etc.) con un percorso fisicamente non proprio circolare ma riferibile sempre a quell’idea geometrica.
- La Processione fa il giro più largo possibile del paese e questo, nell’immaginario dei Noceresi, è il “tutto”, partecipare alla Processione significa inglobare tutta l’identità di una comunità, un màndala perfetto che si rinnova di anno in anno e un punto fermo, stabile, che è rappresentato dal culto per l’Addolorata.
- Analisi che vale per l’intera comunità ma anche per singole persone (il mio vattente) ed altre conosciute e frequentate a Nocera.  
- A parte vanno inserite le riflessioni generali sui vattienti che compiono un giro devozionale sostando e battendosi davanti alla propria abitazione, ai luoghi a loro più legati da vincoli religiosi, da vincoli affettivi, dal vincolo primario (autoflagellazione davanti alla Madonna), quattro tipologie diverse di soste e di màndala che aumentano di numero se vengono intersecate da alcune tipologie di màndala che possono interferire solo in certi luoghi religiosi (ad esempio, più vattienti che si battono davanti al Calvario delle cinque  croci dipinte o davanti alla Madonna).
- Il màndala del percorso del vattente che fa riferimento alla cerchia dei parenti e degli amici, percorso fisico (con soste di flagellazione in certi luoghi) compiuto prima, durante e dopo aver incontrato la Madonna, si aggiunge all’impegno che il vattente stesso rinnova per conservare dei rapporti “speciali” con i parenti e gli amici, volendo mantenere (forse anche rafforzare) una centralità che è una forte motivazione personale.  
- I portatori che si sottomettono ad una fatica prolungata, anche se alternata in modo preordinato, si ricavano il loro spazio mandalico, ne fanno una rappresentazione importante essendo sia visivamente legati alla Madonna, sia non scindibili ogni anno dalla considerazione generale di tutta la comunità riguardo alla qualità dell’esecuzione, a loro riservata, giudicata in tutti i suoi aspetti.
- Il mio màndala delle 24 ore è stato eseguito a norma, seguendo un rituale stabilito i giorni precedenti e credo che non abbia subito delle “evasioni”, mi sono comportato esattamente nel modo in cui ho pensato preventivamente di dovermi comportare, tutto in sincronia con la qualità delle esperienze vissute sino ad allora e non credo di essere uscito fuori dal quadro sinottico mandalico che avevo composto.